Storie di chi sfida il potere in Africa: Torino 27-nov

Voci scomode | Storie di chi sfida il potere in Africa.
Incontro con Marie Angélique Ingabire (Ruanda) e René Dassié (Camerun), giornalisti fuggiti dal proprio paese per aver svolto il lavoro di reporter
Aula Magna – Campus Luigi Einaudi (Lungo Dora Siena 100, Torino)

Venerdì 27 novembre 2015 alle ore 15, presso l’Aula Magna del Campus Luigi Einaudi (Lungo Dora Siena 100, Torino) l’associazione culturale Caffè dei Giornalisti, in collaborazione con il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino e la Maison des journalistes di Parigi, con il patrocino di Comune di Torino e Ordine dei Giornalisti del Piemonte, organizza la seconda edizione di “Voci scomode”, appuntamento annuale aperto al pubblico dedicato alla libertà di stampa nel mondo e alle testimonianze dei giornalisti rifugiati che, per aver fatto il proprio dovere di reporter, sono stati costretti all’esilio.

Ospiti della seconda edizione saranno Marie Angélique Ingabire (Ruanda) e René Dassié (Camerun), due rifugiati accolti dalla Maison des journalistes di Parigi. Il Ruanda si trova al 161° posto su 180 Paesi della classifica sulla libertà di stampa di Reporter senza frontiere nel mondo (World press freedom index, 2015), il Camerun al 133° posto.

Interverranno: Darline Cothière, direttrice della Maison des Journalistes; Cecilia Pennacini, docente di Antropologia visiva e culturale – Dipartimento di Culture, Politiche e Società, nonché membro del Comitato scientifico del Centro Studi Africani; Giovanna Santanera, PhD in Antropologia culturale; Marinella Belluati, docente di Analisi dei media – Dipartimento di Culture, Politiche e Società. Modera l’incontro Federico Ferrero, giornalista e collaboratore del Caffè dei Giornalisti.

Accompagneranno l’incontro le fotografie scattate a Homs (Siria) dal fotogiornalista siriano, anche lui rifugiatosi in Francia, Bassel Tawil che saranno esposte nella main hall del Campus Luigi Einaudi dal 26 novembre al 4 dicembre 2015.

L’incontro è aperto al pubblico e soprattutto ai giornalisti e agli studenti dell’Università degli Studi di Torino. Questi ultimi saranno invitati ad approfondire, in un incontro preparatorio, il contesto sociale e politico dei giornalisti rifugiati ospiti dell’incontro e lo stato della libertà di stampa nel mondo.
“Voci scomode” infatti si inserisce nell’ambito di Presse 19, progetto di portata europea di sensibilizzazione alla libertà di espressione e all’importanza del pluralismo dell’informazione, promosso dalla Maison des journalistes. Il progetto deve il suo nome all’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, che sancisce il diritto alla libertà di opinione ed espressione.

“La libertà di stampa – dice Rosita Ferrato, presidente del Caffè dei Giornalisti – e il diritto alla informazione dei cittadini sono oggi più che mai a rischio, e lo sono soprattutto in contesti socio-politici caratterizzati da regimi autoritari e instabili, come quelli di provenienza dei nostri ospiti. È quindi sempre più importante continuare a dar voce a coloro a cui è stata negata”.

L’incontro è libero e aperto a tutti. I giornalisti iscritti all’Ordine dei giornalisti per il conseguimento dei crediti formativi possono effettuare l’iscrizione sulla piattaforma SIGef.
Si ringraziano Università degli Studi di Torino, Associazione Stampa Subalpina e Centro Piemontese di Studi Africani.

Marie Angélique Ingabire, giornalista ruandese

Nata il 20 luglio 1982, Marie Angélique Ingabire si è diplomata al liceo psico-pedagogico nel 2001. Ha lavorato come insegnante e professoressa di lingue inglese e francese al liceo. Nel 2009 ha vinto il concorso bandito dalla televisione nazionale ruandese ed è stata assunta come reporter-produttrice. Tra i suoi progetti professionali vi sono la realizzazione di un programma settimanale, “Sviluppo rurale”; trasmissioni in diretta e programmi su eventi politici e sociali a livello nazionale e internazionale; montaggio di programmi. Ogni mattina si occupava della rassegna stampa. Ha praticato questa professione dal gennaio del 2010 fino all’ottobre 2013, quando ha lasciato il Paese.
Marie-Angélique Ingabire è stata costretta all’esilio per alcuni suoi reportage non approvati nel contesto di propaganda del governo, secondo cui nessun ruandese vive in condizioni di vita precarie. Le autorità del suo Paese le avevano chiesto di usare la sua posizione di opinion leader per testimoniare il falso, al fine di convincere la popolazione hutu a scusarsi con l’etnia tutsi per il genocidio commesso in base a una mera generalizzazione. Per il suo rifiuto è stata illegalmente detenuta e torturata; quando ha avuto la possibilità di uscire di prigione, non ha avuto altra scelta che fuggire. È esiliata in Francia dal 28 gennaio 2014; da poco ha ottenuto lo status di rifugiata. Pubblica regolarmente degli articoli su L’œil de l’exilé , la rivista della Maison des journalistes, e spera di continuare il suo lavoro liberamente, anche se le condizioni di integrazione in Francia non sono del tutto favorevoli.

René Dassie, giornalista camerunense

Nato il 22 febbraio 1972, René Dassie è un ex reporter per il quotidiano Le Messager (Camerun); capo del servizio internazionale Le Messager; componente di Transparency International Cameroon, ONG di lotta contro la corruzione.
In Francia ha collaborato a diverse pubblicazioni e realizzato servizi televisivi. Ha studiato Scienze Politiche e frequentato un Master in giornalismo. É stato redattore capo del sito Afrik.com, con 2 milioni di visitatori unici al mese.
Le cause del suo esilio sono legate alle inchieste condotte sui crimini commessi dall’esercito camerunese, cui ha dedicato molti articoli giudicati compromettenti dall’armata. È stato accusato di aver tramato per prendere parte a un colpo di Stato da parte di ufficiali giudicati per crimini che lo stesso René aveva denunciato. É stato arrestato e, durante la detenzione, ha subìto violenze e gravi pressioni psicologiche.
È esiliato in Francia dal 12 luglio 2003.

Bassel Tawil, fotogiornalista siriano

Bassel Tawil è fotogiornalista. Nato a Homs, in Siria nel 1988, nel 2011 lascia l’esercito (il servizio di leva obbligatorio) per tornare nella sua città. Da quel momento comincia a interessarsi agli atti criminali del regime siriano, commessi nei confronti della popolazione del suo quartiere. Bassel lavora quindi con molte agenzie di stampa, in particolare l’Agence France Presse (AFP). Risale al 5 maggio 2012 l’assedio del regime siriano al suo quartiere: la situazione resterà molto critica per due anni e mezzo, durante i quali gli abitanti saranno privati del cibo, dell’acqua e dell’elettricità. Malgrado le condizioni estreme dovute all’assedio, Bassel continuerà il suo lavoro di fotografo, nel suo quartiere.
Sulla black list del dipartimento della sicurezza a causa della sua attività di fotografo, Bassel viene arrestato e detenuto per dieci giorni. Riesce quindi a recarsi clandestinamente in Libano, dove rimane per sette mesi e dove le minacce continuano. All’aeroporto, la polizia distrugge il suo passaporto. Anche tramite l’impegno di Reporters sans frontières, l’AFP lo aiuta a ottenere un altro documento di identità e può finalmente trovare rifugio in Francia.
Ottenuto lo status di rifugiato politico anche tramite il supporto di Committee to Protect Journalists, Bassel ora vive alla Maison des journalistes, dove lavora sui video che ha girato in Siria. Il suo attuale progetto è di realizzare due documentari sull’assedio della città di Homs: uno riguarda le condizioni di vita degli abitanti, che tuttora vivono senza acqua nè elettricità; l’altro sarà sull’esercito siriano libero, la sua lotta, gli allenamenti e la vita quotidiana. Bassel intende peraltro portare avanti la sua carriera di fotoreporter in Francia, ad ogni costo.

Fonte: comunicato stampa

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